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REVIEW – DELIRIOUS NEW YORK

07-OHT-dny - ph Milo Adami, 2009

Uno spettacolo “futurista” spiazzante che diverte ed intriga.

di Alberto Raimondi

Ispirato all’omonimo testo di Rem Koolhaas in scena lo spettacolo Delirious New York, secondo spettacolo in cartellone per la seconda stagione di APACHE del Teatro Litta di Milano, da un’ idea di Filippo Andreatta che firma anche la regia.

Per chi non avesse letto il libro, Rem Koolhaas ha speso alcuni anni della sua gioventù in Indonesia dove suo padre dirigeva un centro culturale e cinematografico olandese. Seguendo le orme di suo padre, Koolhaas ha iniziato a scrivere e divenne giornalista per il Haase Post e scrisse vari script cinematografici. La sua scrittura lo rese famoso ancor prima di costruire un edificio. Dopo essersi laureato alla Architecture Association School di Londra nel 1972, riceve la Harkness Fellowship per viaggiare e studiare negli Stati Uniti D’America. In questo periodo scrive “Delirious New York” che i critici hanno definito un classico dell’architettura della società moderna.

09-OHT-dny - ph Filippo Andreatta, 2014

Il punto di partenza rimane il testo di architettura contemporanea che come nessun altro è riuscito a introdursi nella genesi di una città mitologica degli Stati Uniti d’America come New York City. Lo spettacolo cela un’indagine sul comportamento umano all’interno della città contemporanea.

Chiaro per chiunque che come testo di base per uno spettacolo teatrale è un po’ inconsueto, di sicuro il lavoro di drammaturgia dello stesso Andreatta e di Ilaria Mancia deve essere stato tanto particolare quanto ludico, portato in scena con Filippo Andreatta, Fiora Blasi, Patric Schott, Sara Rosa Losilla.

Lo spettacolo potremmo definirlo quasi “futurista” talmente spiazzante che diverte il pubblico anche se le scene sono semplici, una serie di episodi urbani simbolo del manhattanismo, una teoria inespressa perché troppo ambiziosa. Del resto New York è un contenitore talmente vario e delirante che ogni scena è buona, nella grande mela può succedere qualsiasi cosa e tutto può essere accettato. Noi e il pubblico lo sappiamo e lo apprezziamo, ci divertiamo e stiamo al gioco.

04-OHT-dny -ph Filippo Andreatta, 2007

Delirious New York è un manifesto retroattivo di Manhattan, Koolhaas sostiene che la griglia architettonica della città non vada analizzata studiando i palazzi che la compongono, ma indagando la psicologia di chi li ha costruiti. Questo la dice lunga sui personaggi che ci troviamo difronte in questo spettacolo, dalla psicologia non stabile e dove l’imprevisto è sempre in agguato.

L’immaginazione è alla base del delirio architettonico di New York, ed è il collante degli episodi urbani messi in scena da OHT. Scatoloni di cartone si erigono come i più celebri grattacieli, e ogni volta l’urbanistica cambia perchè ci si sposta nelle diverse zone. Il pubblico è testimone di un patchwork teatrale d’immagini che irrompono in un libero e personale processo d’associazione affidato alla mente e all’esperienza del singolo spettatore.

Sicuramente la parte performativa gioca un ruolo importante, dove il testo teatrale è più un canovaccio da seguire e adattare al pubblico e alle sue reazioni.
 In scena coesistono quattro persone che pur parlando la stessa lingua o lingue diverse non riescono a comunicare fra loro. Eppure continuano a parlarsi, a raccontarsi e a raccontare cercando di ottenere qualcosa da questa situazione senza preoccuparsi troppo di come.

Forse l’alacrità con cui cercano di soprassedere a questa incomunicabilità è una metafora del loro desiderio d’identità?

06-OHT-dny, - ph Filippo Andreatta, 2007

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