AMICI DELLA SCALA
Comunicato stampa
Diciassettesimo appuntamento del ciclo
“Prima delle prime”
Stagione 2014/2015
Amici della Scala – Teatro alla Scala
Il barbiere di Siviglia
di Gioachino Rossini
libretto di Cesare Sterbini
Teatro alla Scala – Ridotto dei palchi “A. Toscanini”
Mercoledì 15 luglio 2015 – ore 18
Il barbiere di Siviglia (Almaviva, o sia L’inutil precauzione), vale a dire meccanismo perfetto, gioco quasi astratto, scatto a orologeria, vivacità mordente, è l’opera che Rossini ventiquattrenne compose su un libretto di Cesare Sterbini. Il debutto avvenne a Roma al Teatro Argentina il 20 febbraio 1816. Con un totale insuccesso. Il successo venne subito dopo e in modo così clamoroso e continuo nel tempo tanto che l’opera si classifica tuttora tra le più rappresentate nel mondo. Fino alla metà del secolo scorso le esecuzioni però si basavano su edizioni fortemente corrotte rispetto agli autografi: la tradizione esecutiva permetteva una vasta gamma di arbitrii, dalla sostituzione di brani con altri più semplici o più graditi ai cantanti, all’inserimento di gag di dubbio gusto, ai violenti tagli che compromettevano la mirabile architettura della partitura. Già negli anni tra le due guerre, Vittorio Gui si era distinto con lungimiranza nell’impegno di riproporre il teatro buffo rossiniano basando le sue interpretazioni sul proprio studio delle partiture autografe, ma per una revisione totale e una rivalutazione delle opere rossiniane bisogna arrivare alla fine degli anni ‘60, con la Rossini–Renaissance. In quel periodo Alberto Zedda “rompendo gli argini della razionalità e della erudizione per addentrarsi nel campo minato dell’intuizione e della fantasia” dava l’avvio all’edizione critica della partitura del Barbiere eliminando le incrostazioni che nel tempo avevano offuscato l’antico splendore. Così Il barbiere, nella “Prima rappresentazione in epoca moderna”, con la direzione di Claudio Abbado che coniugava rigore cartesiano e dionisiaca “joie de vivre”, con la vertiginosa esecuzione di un cast d’eccezione, con la geniale regia di Jean-Pierre Ponnelle, incontrava nell’estate del 1969, al Festival di Salisburgo, un successo tutto nuovo, che si ripeteva alla Scala nell’inverno dello stesso anno.
Secondo le parole di Ildebrando Pizzetti “ogni qualvolta (Il barbiere) vive dinanzi a noi la sua breve vita, noi abbiamo l’impressione del rinnovarsi di un fenomeno naturale: è come la luce che sorge ogni mattina a rischiarare il mondo, e che non è oggi quella di ieri, ma non è un’altra, …”. Si dice anche (citazione dal “Teatro di Rossini” Ricordi), che Il barbiere sia stato adottato dal genere umano come le Piramidi, il Partenone e la Gioconda, e con lo stesso eccesso di amore e devozione, spesso offeso, frainteso, tradito”.
Il prossimo 27 luglio Il barbiere va in scena alla Scala con l’interpretazione freschissima dei giovani allievi dell’Accademia della Scala, preparati da cantanti stellari quali Leo Nucci e Ruggero Raimondi e con la riproposta della produzione storica, ultra quarantennale, di Jean-Pierre Ponnelle, ma tuttora anch’essa, miracolosamente, freschissima nell’esaltazione di quelle caratteristiche di cui si accenna all’inizio.
Nell’incontro “Le assurdità necessarie di una musica che parla senza parole” con ascolti e video, parla di Il barbiere di Siviglia con ascolti e video, Carlo Lanfossi, musicologo.
Ingresso libero fino a esaurimento dei posti
Il ciclo di incontri di “Prima delle prime” fa parte del palinsesto di “Expo in città”