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REVIEW – TERRORE E MISERIA DEL TERZO REICH

04Il Teatro Franco Parenti continua il ciclo brechtiano con un classico ancora poco conosciuto

01di Alberto Raimondi

In un ciclo dedicato a Bertold Brecht non poteva mancare Terrore e miseria del Terzo Reich, o meglio poteva mancare, ma siamo contenti che sia stato proposto; del resto i capolavori del drammaturgo tedesco sono molti ed uno più interessante dell’altro, per cui ogni proposta l’accogliamo con piacere.

Tutto si basa su un insieme di scene drammatiche dove la tematica è già molto a partire dall titolo. Scritta tra il 1935 ed il 1938, lo spettacolo offre al pubblico una visione bilaterale  attraverso lo sguardo disincantato sia delle vittime sia dei carnefici. Una fotografia terribile e grottesca della vita quotidiana e domestica sotto la dittatura del nazismo operata sotto il Terzo Reich.

Questa produzione del Teatro Franco Parenti è realizzata dall’Accademia di Formazione per Attori del Centro Teatro Attivo in collaborazione con il Laboratorio sui Mestieri del Teatro della Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM e il CTA, ed è evidente fin da subito la giovane età degli interpreti ed il lavoro corale e didattico fatto con il gruppo.

03Proprio questa parte corale è la parte più interessante e forte del lavoro diretto da Fabio Cherstich che firma Regia, spazio scenico e luci. Cherstich, consapevole del materiale umano a disposizione e delle sue caratteristiche, disegna un progetto equilibrato ed omogeneo, con un buon ritmo scenico e delle soluzioni registiche raffinate.


Il gruppo segue con diligenza le linee registiche con estrema pulizia nei movimenti e una buona volontà nella parte attoriale:  Edoardo Barbone, Francesco Benanti Vitale, Lorenzo Capineri, Elena D’Agnolo, Davide Damiani, Simone Debenedetti, Jacopo De Chirico, Elisa Fumagalli, Michela Maridati, Claudia Ludovica Marino, Maria Beatrice Moia, Altea Onofri, Paolo Panizza, Marta Ponti, Livio Remuzzi, Iacopo Ricciotti, Maria Grazia Scambia e con la partecipazione straordinaria di Annina Pedrini.

Piacevole proposta che per una volta non sbatte in faccia al pubblico quelle tragedie che oramai conosciamo alla perfezione. Il dolore umano viene sussurrato all’orecchio con gentilezza e garbo. Sembrerà strano, ma a volte un metodo simile è davvero più efficace di mille trovate “esasperate”.

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