di Ilaria Faraoni
Sabato 2 aprile su Canale 5 ha debuttato la prima puntata del serale di Amici di Maria De Filippi (al link seguente la presentazione in conferenza stampa “AMICI”: I TALENT DISTRUGGONO LA MUSICA? RISPONDONO I DIRETTORI ARTISTICI E I GIURATI). Nel cast per la prima volta due direttori artistici per parte (Elisa ed Emma per i bianchi; Nek e J-Ax per i blu) e una giuria al femminile: la veterana Sabrina Ferilli, Loredana Berté al secondo anno di partecipazione e la new entry Anna Oxa. Quest’anno, come già annunciato, si è aggiunta anche la presenza fissa di Morgan, super partes, anche se l’artista può essere comunque tirato in causa da una delle due squadre, escludendo in tal caso il voto di una delle tre giurate.
Quarto giudice della prima puntata Kevin Spacey, in vacanza in Italia per le festività di Pasqua.
Il programma, giunto alla quindicesima edizione, si è aggiudicato, nella lotta degli ascolti, sia la prima, sia la seconda serata, come comunicato dalla produzione: «Con una share del 22.25% pari a 4 milioni 610 mila spettatori “Amici” vince fasce e palinsesto». Il picco in share è stato raggiunto alle 22.44 arrivando al 31.31%.
Il successo è meritato? Sì, perché il serale di Amici è evoluto nel tempo, già con l’arrivo di Daniel Ezralow, per poi salire a livelli ancora più alti con l’avvento di Giuliano Peparini, diventando un grande show televisivo a prescindere dal fatto che si tratti di un talent; da sottolineare poi che l’aggettivo “televisivo” è usato qui solo perché Amici va in televisione, ma i numeri costruiti da Peparini, coreografo e direttore artistico del programma, potrebbero benissimo stare in teatro e sono all’altezza dei grandi spettacoli internazionali: stiamo parlando non per niente di un artista che lavora a grandi progetti nel mondo.
I detrattori dunque dovrebbero provare a vedere almeno una puntata, prima di giudicare e di fare di tutta l’erba un fascio.
Da apprezzare, nella struttura del programma, anche l’eliminazione – negli ultimi anni – del televoto (che rimane solo nell’ultima puntata), che fa in modo che i talenti, perché di talenti ce ne sono, vadano avanti grazie al giudizio di artisti e professionisti competenti.
Non convince ancora invece l’obbligato paragone tra esibizioni di canto ed esibizioni di ballo, perché alcuni quadri danzati (coreografati in precedenza dai professori o allestiti ad hoc da Peparini) hanno un contorno scenografico e coreografico talmente spettacolare da fuorviare il giudizio della giuria o del quarto giudice. Ed anche nei casi in cui a confronto ci siano due esibizioni di ballo – con tutta la volontà di essere equi – a volte viene votato il contesto, fatto non solo di coreografia e scenografia, ma anche del messaggio che il coreografo ha voluto comunicare. Peparini in questi anni sta infatti allestendo quadri con tematiche importanti, anche sociali, che arricchiscono di molto il valore della trasmissione, elevandola al di sopra del semplice talent.
A riprova di quanto scritto basti pensare all’andamento della prima “Terza prova“, quella in cui è chiamato a votare il quarto giudice, Spacey in questo caso, il cui voto vale doppio. La sfida ha visto contrapporsi Elodie con il brano di Etta James I Just Want To Make Love To You per i bianchi e Patrizio, con un numero di ballo con i laser, di impatto spettacolare, per i blu. Elodie è già un’artista formata, c’è poco da fare, lo si capiva fin dagli ultimi provini per costituire la classe che avrebbe fatto parte della scuola. Non per niente anche la Berté l’ha definita «Un diamante» e l’esibizione di sabato è stata la migliore che abbia fatto vedere finora, con una espressività ed una padronanza del palco esplosive. E se Morgan, cogliendo la difficoltà del giudizio, ha trovato come misura di valutazione l’energia che i due ragazzi hanno saputo mantenere più o meno dall’inizio alla fine, spogliando le esibizioni dal contesto, Spacey, che prima di vedere Patrizio guardava la cantante a bocca aperta, pieno di ammirazione, ha poi votato blu (contro la giuria che ha dato il punto ai bianchi). L’esibizione di Patrizio dunque, pur non essendo a livello tecnico personale la più complessa tra quelle fatte, è stata esaltata dall’interazione fisica con i laser (con una tecnica già portata in Italia ad esempio da Arturo Brachetti nel suo ultimo show Brachetti che sorpresa!). Il voto di Spacey ha determinato dunque la vittoria della squadra blu nella prima manche, visto che le due squadre erano finite (senza contare il risultato della terza prova, svelato solo alla fine) in parità.
Altro appunto: una prova che andrebbe eliminata è quella detta “Canto io“, nella quale scendono in campo, da soli, i direttori artistici. Se le esibizioni dei coach con i ragazzi sono momenti a volte molto entusiasmanti, come il terzetto formato da Emma, Elisa ed Elodie su La cura di Battiato (forte anche “coreograficamente” con le due artiste che giravano intorno alla concorrente), che senso ha dare i voti ai direttori artistici che cantano i propri brani senza i ragazzi della squadra?
La giuria è parsa per la prima puntata, equilibrata. La Oxa ha cercato di portare un po’ della sua immancabile filosofia: «La voce è un’energia che via via si modifica attraverso quello che noi facciamo»; molto centrati i pareri di Loredana Berté. Morgan, che è stato tirato in ballo due volte nella votazione, è parso entusiasta e al tempo stesso un tantino desideroso di dare qua e là delle nozioni, come quando ha criticato la versione proposta da Peparini del mito di Narciso, uno dei quadri – tra l’altro – visivamente più d’impatto della serata, che ha visto come protagonista Gabriele.
Dalla prima puntata, l’impressione generale è che sia uscita meglio la danza, a discapito del canto, un po’ in sordina. Le esibizioni di Lele, Cristiano e Sergio non sono risultate forti come altre che abbiamo visto fare loro; i La Rua sono risultati potenti, ma un po’ meno identificabili con loro stessi. Da condividere la critica/consiglio della Berté a Chiara per l’interpretazione di One degli U2: troppo poco vissuta la sofferenza insita nel brano.
Tra le cadute di stile la coreografia Get naked affidata a Gabriele, tanto apprezzata dalla Ferilli.
Tra i ballerini è poi spiccata la forza di Alessio (squadra bianca) tanto da portare Morgan a dire: «In mezzo a cinque professionisti, lui era il più bravo di tutti!», anche se la coreografia affidatagli non aveva lo stesso impatto delle altre proposte in puntata.
Tra i momenti più significativi della serata, otre ai già citati I Just Want To Make Love To You, La cura, i Laser e Narciso (Riveriside), vanno ricordati (ma che c’entrava il testo di Bâtard?) il quadro danzato sull’ossessione per i cellulari/smartphone con i relativi selfie, che annientano l’uomo ed i suoi rapporti sociali (danza di squadra con tutti i ballerini blu: Ale, Michele e Patrizio) ed il quadro su Caravaggio che ha visto l’espressività di Ale (blu) all’ennesima potenza, qualità che spesso fa dimenticare la sua mancanza di una tecnica classica di base. Sulle note di The gravel road il pubblico ha potuto ammirare i capolavori del Merisi sia sulle tele che si dipingevano al tocco del ragazzo, sia in carne ed ossa grazie alla composizione vivente del ballerini professionisti. Portare l’arte in uno show di prima serata del sabato non è da tutti, quindi tanto di cappello alla De Filippi e alle scelte della produzione. Nek ha poi commentato il balletto: «Qui c’è la ricerca spasmodica, l’artista non è mai soddisfatto, l’arte non morirà mai proprio per questo».
La seconda manche, vinta dai bianchi, ha portato al ballottaggio Emanuele (bianco), eliminato al primo turno, e Michele (blu). Lo scontro ha visto trionfare il secondo, con una coreografia di Veronica Peparini sulle note di un brano di Rino Gaetano, A mano a mano; un pezzo sul quale l’insegnante, nel corso dell’anno, aveva tanto lavorato per sbloccare il ragazzo.
La vittoria è stata meritatissima. Michele, quando è gasato a dovere, riesce a comunicare emozioni, a dare un senso alla storia che sta raccontando; Emanuele, che pure è stato penalizzato durante l’esibizione della prima manche dalla caduta della professionista con cui ballava – a causa di una scarpa rotta – non ha saputo invece comunicare né prima, né dopo, quel qualcosa in più che andasse oltre la coreografia. Una lezione di umiltà di cui speriamo faccia tesoro, lui che tempo fa aveva letteralmente buttato fuori con una sfida interna diretta – accettata ingiustamente dalla commissione («o dentro io, o dentro lui») – Luca, l’altro ballerino di latino che era nella scuola, perché a sua detta non comunicava un’immagine forte del latino americano.
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