di Ilaria Faraoni
Un Americano a Parigi, il film del 1951 vincitore di 6 premi Oscar e di un Golden Globe, torna nelle sale cinematografiche, in versione restaurata dalla Warner Bros dal 9 giugno prossimo (l’elenco di tutti i cinema che lo programmano, pochi purtroppo, QUI). Prodotto da Arthur Freed per la MGM, la pellicola nacque da un’idea di Freed che, amico di lunga data di Ira Gershwin, paroliere e fratello di George, volle realizzare un film con le musiche del grande compositore. Fu scartata l’idea della narrazione biografica perché la Warner Bros aveva già realizzato Rhapsody in blue. Le prime idee di Freed e Ira Gerswin furono affidate così ad Alan Jay Lerner perché realizzasse soggetto e sceneggiatura del film. Il personaggio principale, quello di Jerry Mulligan, interpretato da Gene Kelly, un aspirante pittore americano rimasto a Parigi dopo aver combattuto in guerra, trae ispirazione proprio da George Gershwin che, nel periodo di permanenza parigina negli anni Venti, si era cimentato nella pittura. Per il ruolo della protagonista fu scelta l’esordiente Leslie Caron, provinata per volere di Gene Kelly, che l’aveva notata qualche tempo prima in un balletto di David Lichine. Il ruolo del divo francese del varietà, Henri Baurel, inizialmente pensato per Maurice Chevalier, fu affidato poi a Georges Guetary, che fu invecchiato per l’occasione. Completa il quartetto amoroso Nina Foch, nei panni di Milo Roberts, l’insistente quanto sola e ricca talent scout di Jerry. Immancabilmente ironica la presenza di Oscar Levant, attore, compositore e pianista molto attivo nei film del periodo. Con la regia di Vincente Minnelli, il film ha il suo clou nell’imponente balletto finale di 16 minuti, basato sulla composizione sinfonica di Gershwin che dà il titolo alla pellicola; il numero musicale, coreografato da Gene Kelly, propone grazie a scenografia e costumi, diverse citazioni artistiche, come quelle che rimandano alle tele di Pierre-Auguste Renoir (nella scena al mercato dei fiori) o quella del celebre quadro Chocolat Dancing in the Irish and American Bar di Henri De Toulouse-Lautrec. Fu proprio Kelly appoggiato da Freed e da Dore Schary della MGM, a battersi per non far accorciare il numero, che sarebbe costato quasi 500 mila dollari in più alla produzione, ed ebbe ragione.
Il film è stato incluso dall’American Film Institute tra i migliori 100 film di tutti i tempi.
La direzione musicale è di Johnny Green e Saul Chaplin. Le orchestrazioni sono di Conrad Salinger.
Aggiungiamo che già solo l’incipit del film merita un’attenzione speciale per la trovata registica di Minnelli, che distingue Un Americano a Parigi da tutti gli altri film musicali dell’epoca.
Riflessioni aggiunte il 9 giugno 2016: purtroppo dal numero esiguo di cinema che programmano Un Americano a Parigi e dall’esclusione totale di alcune regioni, si può constatare ancora una volta come le logiche commerciali affossino e facciano morire operazioni belle e importanti come questa.
Trama:
Lo squattrinato pittore americano Jerry Mulligan (Gene Kelly), con l’amico compositore sfaccendato Adam Cook (Oscar Levant), cerca l’ispirazione e la via del successo a Parigi, nel dopoguerra del secondo conflitto mondiale, arrangiandosi come può. Gli incontri con la ricca Milo Roberts (Nina Foch) – che lo prende sotto la sua ala mecenatesca – e con la giovane e misteriosa Lise (Leslie Caron) – impiegata in una profumeria – cambieranno la vita di Jerry. A complicare la faccenda c’è Henri Baurel, affermato artista del varietà e vecchio amico di Adam (Georges Guetary), nonché fidanzato di Lise.
Per info http://www.cinemasrl.com/
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