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I NATALI DI SISSI

I Natali di Sissi raccontati dalla penna di Valerio Vitantoni

di Erica Culiat

Chiudete gli occhi e annusate il profumo del Natale. I ceppi d’abete che bruciano nelle stufe di ceramica, l’aroma delle mele usate per i dolci, l’odore delle candele messe sugli alberi di Natale frammisto a quello della resina e dei frutti canditi, dei biscotti, delle leccornie di zucchero o cioccolato, appesi sui rami…

Il Natale fu per Elisabetta d’Austria la sua festa prediletta, tanto più che era nata il 24 dicembre del 1837 alle 22 e 43 minuti e, fin dall’infanzia, i festeggiamenti erano doppi.

I Natali di Sisi, e questa l’esatta grafia, vengono raccontati con dovizia di particolari da Valerio Vitantoni ne Il Natale di Sissi (Mgs Press editore, pagg. 204, euro 18), studioso di storia ottocentesca e in particolare di Elisabetta e di suo cugino Ludwig II di Baviera (elisabethsissi.blogspot.com).

Attraverso le lettere delle dame di corte, dei diplomatici, attraverso le testimonianze dei servitori, attraverso le stampe dell’epoca, attraverso la corrispondenza privata di Francesco Giuseppe, della suocera Sofia, di Sisi stessa, della figlia Maria Valeria e dal diario di quest’ultima, scopriamo come Sisi, nel corso della sua vita, prima al Palais-Max, la residenza invernale a Monaco di Baviera dei Wittelsbach e poi, una volta diventata imperatrice a Vienna, festeggiava questa data.

«Per fortuna – ha commentato l’autore – la Biblioteca nazionale di Vienna è on-line quindi da casa ho potuto consultare i giornali dell’epoca per trovare le notizie che mi interessavano».

Il Natale dell’infanzia di Sisi è quello più vicino a noi rispetto a quello festeggiato presso la corte, dove bisognava ottemperare a tutta una serie di impegni.

A Monaco, comunque, durante la sua infanzia, il giorno della vigilia la famiglia, Massimiliano Giuseppe, vale a dire il duca Max, con la moglie Ludovica i e i loro otto figli, Sisi era la terza, si riuniva per il pranzo, festeggiando così il compleanno della figlia. Probabilmente prima venivano dati i regali alla bambina, dopodiché Max e Ludovica iniziavano a preparare gli alberi di Natale nel grande salone secondo l’usanza tedesca, aiutati dalla servitù. I bambini li potevano vedere solo nel tardo pomeriggio, già addobbati e illuminati dalle candele. Tradizionalmente gli abeti erano uno per ogni figlio, sistemati vicino a uno più grande e più ricco, quindi all’interno della casa si creava un vero e proprio bosco. Ai piedi dell’albero c’era il presepe, sui tavoli imbanditi con tovaglie nivee i regali per tutta la famiglia, compresa la servitù. È probabile che gli alberi venissero addobbati il 24 dicembre e mantenuti accesi fino al 25 sera, nella prima metà dell’Ottocento e almeno fino al 6 gennaio nella seconda metà dell’Ottocento. Si racconta che l’introduzione dell’albero alla Corte di Monaco avvenne per volere della nonna materna di Sisi, Carolina, moglie del re Massimiliano I di Baviera.

Elisabetta, quindi, porterà a Vienna il ricordo dell’infanzia.

Il Natale del 1854 sarà il primo trascorso nella capitale come imperatrice. Elisabetta era in dolce attesa e festeggiò compleanno e Natale in maniera privata, assieme all’arciduca Leopoldo di Brabante, poi re del Belgio, e a Maria Enrichetta, sua moglie. I giornali dell’epoca raccontano che in ogni appartamento era stato allestito un albero di Natale.

Del Natale successivo, invece, sappiamo poco. Il 24 e il 25 vennero festeggiati negli appartamenti della Hofburg, venne allestito anche un piccolo albero per Sofia, la primogenita e ogni abete era decorato con i dolcetti provenienti dalle pasticcerie di corte, sotto i regali e una piccola Natività. Il Fremden-Blatt del 25 dicembre riporta la notizia che nella Chiesa Evangelica di Vienna era stata celebrata una Messa per il compleanno dell’imperatrice e che lei stessa aveva acquistato gli alberi di Natale per i più bisognosi e per i mutilati di guerra, donando anche 100 fiorini.

Dal memoriale del primo cameriere di Francesco Giuseppe, Eugene Ketterl, apprendiamo che in occasione del Natale, veniva fatta una vendita all’asta degli oggetti personali dei sovrani, anche resti di sapone e vecchi spazzolini. Il ricavato era destinato alla servitù. Secondo le cronache di allora, dal 1854 al 1898 l’abete era agghindato con decori commestibili, addobbi di cartapesta, nastri, rose, non sappiamo se vere o di carta, tantissime candele, mentre sulla sommità c’era un angelo con la scritta Gloria in excelsis deo. L’albero veniva allestito nel salone principale dell’appartamento di Elisabetta, nel cosiddetto Appartamento di Alessandro, dove si facevano le cene e i ricevimenti privati della sovrana. Dopo lo scambio degli auguri ci poteva essere un tè, seguiva il rosario e la cena riservata ai bambini, quella degli adulti era fissata alle 18. La serata si concludeva con giochi di società e letture, serata che sicuramente non finiva a mezzanotte, perché la coppia imperiale si alzava presto, Francesco Giuseppe alle 4 e Sisi alle 5 o alle 6.

Vitantoni è una miniera di notizie. Veniamo così a sapere che il 25 dicembre la famiglia assisteva a una prima Messa alla Hofburg alle 6, poi veniva consumata un’abbondante colazione e alle 11 partecipava a una messa in una chiesa cittadina, al rientro c’era il pranzo, alle 16 il rosario, alle 18 la cena. Dal libro di cucina di Josefine Türck, pubblicato nel 1908, si scopre che le carpe erano il piatto principale della cena di Natale, l’arrosto di tacchino si cucinava per il pranzo di Natale e quello di cinghiale o d’altra cacciagione per il giorno di Santo Stefano. I contorni prevedevano composta d’arancia, fegato d’oca, torta di noci, zuppa di asparagi, insalata russa, qualche volta caviale, formaggio. I dolci – di cui Sisi era golosa, nonostante fosse una maniaca della linea – erano quelli tradizionali, il Mohr im Hemdt (il Moro in camicia) e la torta Ribiselkuchen (la torta di ribes).

Sisi cercò di far rivivere ai propri figli l’atmosfera di Palis-Max, decorando assieme a loro gli alberi e scambiando sempre regali borghesi per gli adulti, biancheria, asciugamani, tovaglie, piatti, vestaglie, mentre per le bambine c’erano le bambole, per i maschietti, i soldatini.

Se nei primi anni di matrimonio l’atmosfera è lieta, pian piano questa svanisce e l’irrequietezza dell’imperatrice, che si sentiva in gabbia a Vienna, la porterà a viaggiare e ad allontanarsi dal marito e dai figli.

Quando il principe ereditario Rodolfo morirà suicida o ucciso, non è ancora chiaro, a Mayerling, l’imperatrice che non si riavrà più dalla perdita del figlio, non festeggerà più il suo compleanno e il Natale le diventerà penoso.
Non a caso Francesco Giuseppe scriverà alla Schratt (amante e confidente dell’imperatore): «Per noi non vi sono più regali né feste di Natale».

Il primo Natale dopo la morte di Rodolfo la coppia imperiale lo trascorrerà a Trieste al Castello di Miramare, di cui però non si hanno notizie, se non che l’atmosfera era triste come ricorda Maria Valeria, mentre a Vienna i giornali appunteranno la loro attenzione sull’arciduchessa Stefania che aveva preso il posto della sovrana in tutti gli eventi pubblici.
Negli ultimi dieci anni della sua vita, Elisabetta incominciò a viaggiare senza sosta. Ginevra è stata l’ultima tappa del suo incessante girovagare. Il 10 settembre 1898 infatti viene assassinata dall’anarchico italiano Luigi Lucheni, tuttavia, qualche giorno prima si era soffermata in alcuni negozi e da Dimier aveva acquistato come dono di Natale per Valeria un magnifico tavolino.

Nonostante non volesse più festeggiare questa data, Elisabetta voleva che fosse un lieto evento per le persone che amava facendo, come sempre, numerosi regali.

Ps: per chi fosse interessato ricordiamo che la Mgs Press ha un’intera collana con 14 titoli dedicata agli Asburgo (15 con il libro di Vitantoni) ed è in preparazione uno nuovo su Rodolfo e le sue donne. Per ordinare i libri basta una mail: info@mgspress.com o sul sito, www.mgspress.com

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