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MOZART E IL TELEFONO

Quartetto Guadagnini -Foto di Claudio Minghi

Al Teatro Pacini il Quartetto Lodi e l’opera di Menotti

di Roberto Del Nista

PESCIA (PT). Al Teatro Pacini (domenica 23 febbraio) prosegue la rassegna “Concerto&Opera”, iniziata nel 2019. L’edizione 2020 contempla un “viaggio”, sia geografico sia musicale. Infatti, si inizia con il Quartetto Lodi, che un Mozart quattordicenne scrisse in occasione di un suo viaggio in Italia insieme al padre Leopold. Trovandosi a soggiornare in un albergo della cittadina lombarda, dalla quale prese il nome la composizione, il giovane Wolfgang creò il suo primo Quartetto per archi (n. 1 in sol maggiore, K. 80)  definito, appunto, “Lodi”.

Al Pacini si ascolta una raffinata esecuzione del lavoro mozartiano, merito delle squisite sonorità, morbide e dense di spessore comunicativo, prodotte dal “Quartetto Guadagnini” (Fabrizio Zoffoli e Cristina Papini, violini; Matteo Rocchi, viola; Alessandra Cefaliello, violoncello): l’ensemble riesce a rendere assai gradevole il comprensibile manierismo insito nella musica del salisburghese.

Anello di congiunzione tra Mozart e la successiva Il telefono di Menotti, sono le arie da camera per soprano e mezzosoprano di autori quali Bellini, Verdi, Donizetti e Rossini, introducendo l’atmosfera salottiera caratterizzata dal sempreverde intimismo di una serata musicale, molto più socializzate e costruttiva se sostituita alla solitaria asetticità dello schermo televisivo. Ad interpretare le arie due giovani cantanti: Myung San Ko (soprano) e Clara Ceccarelli (mezzosoprano).

Myung San Ko – Clara Ceccarelli – Foto di Claudio Minghi

Il climax della serata si raggiunge con l’allestimento de Il telefono (The Telephone, or L’Amour à trois), l’opera comica in un atto su libretto e musica di Gian Carlo Menotti, la cui prima ebbe luogo al Teatro Heckscer di New York nel febbraio del 1947.

Menotti, indicando come soggetto principale dell’opera l’apparecchio telefonico, fu buon profeta ed anticipatore dei tempi attuali: il compositore varesino, con pungente ed arguta sagacia, stigmatizza il comportamento di Lucy che, per la sua mania di condurre interminabili conversazioni telefoniche miste a ciarlieri pettegolezzi, non potrà ricevere direttamente la proposta di matrimonio rivoltale da Ben, costretto giocoforza a telefonarle da una cabina pubblica per dichiararsi. Superfluo aggiungere come oggi, più di allora, smartphone, social network e affini impediscano la comunicazione diretta e la socializzazione, incrementando la solitudine individuale. Per onor di cronaca, pure durante il concerto al Pacini (come, del resto, in altri teatri), alcuni spettatori non sono riusciti a distaccarsi completamente dai loro “fedeli amici”, poiché sovente si vedevano consultare gli apparecchi e digitare ripetutamente (chissà poi cosa) sullo schermo.

Jinyoung Go e Raffaella Marongiu -Foto di Claudio Minghi

L’opera di Menotti scorre brillante, gioiosa, con buona recitazione ed integrazione nei ruoli rivestiti da Raffaella Marongiu (Lucy) e Jinyoung Go (Ben); Marongiu firma pure la frizzante regia dello spettacolo, con scene semplici ma assai efficaci.

Decisamente buono ed accurato il sostegno strumentale, sia per le arie da camera sia per Il telefono, fornito dall’Orchestra da Camera “C. A. Mussinelli”. La bacchetta di Piero Papini conduce con accurato impegno, mantenendo sintonia con il palcoscenico.

Numerosi ed unanimi consensi riconosciuti dal pubblico all’intera serata.

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