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RECENSIONE – TU ES LIBRE

Teatro i porta al Piccolo la terribile ma libera scelta di Haner

di Paolo D. M. Vitale – foto di Luca Del Pia

“Quid est libertas?” sembra chiedersi – e chiederci – Francesca Garolla, autrice di “Tu es libre” parafrasando il più celebre “quid est veritas?” pronunciato da Pilato nel Vangelo di Giovanni.

Lo spettacolo – prodotto da Teatro i e andato in scena nel meraviglioso spazio dello Studio Mariangela Melato del Piccolo Teatro di Milano [qui tutte le info] – indaga quel misterioso rapporto di coodipendenza tra “libertà” e “verità”, concetti legati a doppio filo proprio come facce di una stessa medaglia: non c’è libertà senza verità e non c’è verità che non produca libertà; una relazione inscindibile e necessaria tanto che, sempre nel Vangelo di Giovanni Gesù dichiara “la verità vi renderà liberi”.

Ma se Pilato, da bravo civis romano erede della cultura classica, si interroga – senza trovare risposta – su cosa sia questa “verità” a cui Gesù si riferisce, noi – eredi postmoderni della cultura illuminista e relativista – ci chiediamo, ancora prima, cosa sia la “libertà” alla quale aneliamo e quali confini essa debba avere, ammesso che ne abbia.

Domande che si pone, in scena, anche Haner, una giovane adolescente di Parigi alla prese con la costruzione di una propria identità personale e di una propria antropologia di riferimento. Haner, interpretata da un’ottima Maria Caggianelli Villani, è figlia di una famiglia medio-borghese come tante: ha studiato i classici greci (il nome “Haner” le è stato dato dai genitori proprio in onore di Andromaca), ha le amiche dell’università, ha un fidanzato, ha la passione per la lettura…

Ma a Haner non basta.

Haner si chiede notte e giorno se Andromaca fosse stata più libera prima della morte di Ettore o dopo, quando la più totale solitudine le spalanca le porte della serenità. Piano piano si innescano nella sua mente pensieri ben poco ortodossi ma, all’apparenza, perfettamente logici: Andromaca è realmente libera solo e soltanto dopo la morte dei suoi cari! La morte, per Haner, da portatrice di dolore si trasforma nell’unica via per raggiungere la vera libertà.

Haner decide così di votarsi alla causa del terrorismo islamico, lascia tutto e tutti e parte per la Siria, per celebrare fino in fondo la sua personalissima idea di libertà: la guerra!
In Francia restano i genitori, le amiche, il fidanzato… Ciascuno di essi comincia così un calvario che, tra confessioni e interrogatori, lo annienterà. Ma più che dal dolore per l’abbandono, più che dal dolore per la lontananza, sono tutti tormentati da una sola, fondamentale e terribile domanda: perché?

Perché partire? Perché partire per la guerra? Perché partire per la guerra di un altro popolo? Perché partire per la guerra di un altro popolo senza lasciare nemmeno una lettera di spiegazioni?
Domande che bruciano dall’interno gli affetti di Haner e che corrodono le loro vite fino a portarli quasi alla follia.

Il testo della Garolla è intelligente, emotivamente spiazzante e mai banale. “Tu es libre” propone al pubblico una situazione familiare estrema, quasi paradossale, ma che tuttavia non è poi così lontana dalla reale vita quotidiana di milioni di persone. La domanda che si pone Haner può riguardare benissimo ciascuno di noi: quanta libertà siamo disposti a tollerare? La libertà ha dei limiti? E se si, è vera libertà? Pensiamo a situazioni incredibilmente comuni come l’aborto, l’eutanasia, la droga, la chirurgia estrema, il suicidio assistito… il terrorismo appunto.

Per essere chiari e non generare equivoci: la risposta bellica di Haner, con i suoi ragionamenti “logici”, non riesce quasi mai a convincere lo spettatore della sua sensatezza e l’impressione che la ragazza sia solo vittima di un cortocircuito di pensiero è praticamente una costante di tutto lo spettacolo. Ma la Garolla non vuole di certo approvare simili scelte, quanto piuttosto dimostrare che le domande che si pone Haner sono assolutamente corrette e fondamentali. E ciascuno di noi ha il dovere di porsele e di cercare una risposta.

La messa in scena, diretta da Renzo Martinelli, è elegante. La scenografia, ideata dallo stesso Martinelli, è metafisica e strizza l’occhio all’immaginario rarefatto di Bob Wilson: un piano giallo racchiude tutto mondo di Haner mentre al suo esterno, in mezzo alla platea, si muove solo la Garolla che, interpretando se stessa nel ruolo di autrice, entra ed esce dalla vicenda diventando ora narratrice ora commentatrice. Perfette le luci di Mattia De Pace che accompagnano l’azione drammaturgia con precisione chirurgica. Completa l’allestimento altrettanto bene il suono di Giuseppe Ielasi disegnato da Fabio Cinicola.

Buone anche le interpretazioni di Viola Graziosi, Paolo Lorimer, Maziar Firouzi e Francesca Osso.

Si esce da teatro con un senso di inadeguatezza: una questione – questa della libertà – così delicata e spinosa che non possiamo continuare a darla sempre per scontata. Ben vengano spettacoli come “Tu es libre“.

Fermiamoci e riflettiamo quindi: quid est libertas?

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