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REVIEW – LORELLA CUCCARINI E GIAMPIERO INGRASSIA IN “NON MI HAI PIÙ DETTO TI AMO”

L’amatissima coppia di Grease è ancora vincente in una commedia dove si ride e si riflette sulla famiglia.

di Ilaria Faraoni

È arrivata anche nella Capitale, al Teatro Olimpico, la commedia scritta e diretta da Gabriele Pignotta, Non mi hai più detto ti amo, che riunisce in teatro, a ventuno anni da Grease, Lorella Cuccarini e Giampiero Ingrassia.

I due artisti, che insieme hanno condotto anche un’edizione del programma televisivo Campioni di ballo, formano oggi, come allora, una coppia affiatatissima, che è un vero piacere ritrovare in scena.

La commedia racconta la vita di una famiglia – marito medico di base, moglie casalinga a tempo pieno e “architetto in standby” e figli studenti universitari – che dalla routine di una quotidianità che sembra destinata a scorrere, monotona, su binari ormai prefissati, viene sconvolta da un evento che sarà la causa scatenante di un cambiamento positivo per tutti.

Giampiero Ingrassia (Giulio) – si conferma una bomba, un vero maestro nei tempi comici, con una gestualità misurata ed eloquente al tempo stesso ed espressioni che da sole già parlano e suscitano la risata sonora. Quanto sono importanti, nella recitazione, le pause (sia verbali, che fisiche)? Tanto, e Ingrassia le piazza tutte al punto giusto, come abbiamo già avuto modo di scrivere in passato!

Lorella Cuccarini (Serena), al suo debutto nella prosa in teatro, ma forte comunque della partecipazione a diverse fiction televisive (proprio in queste ultime settimane è in TV nella seconda stagione de L’Isola di Pietro) è a suo pieno agio e risulta vincente anche in questa nuova sfida. La troviamo scatenatissima, forse libera come non lo è stata mai, in teatro, da una gabbia di un copione troppo rigido dentro il quale rimanere. Nelle parti più divertenti e comiche di Non mi hai più detto ti amo, infatti, può spaziare di più e giocare col suo personaggio, divertendosi e divertendo tanto anche il pubblico, che la scopre o la riscopre (ricordando le parodie di Buona Domenica) anche una bravissima attrice comica, anche se le parti davvero comiche per lei, in questo spettacolo, sono poche.

I risvolti più seri della storia, poi, sono affrontati dalla coppia Cuccarini/Ingrassia con grande verità e naturalezza.

Raffaella Camarda e Francesco Maria Conti interpretano impeccabilmente Tiziana e Matteo, i figli della coppia. Con personaggi dai caratteri opposti, i due attori riescono ad essere teneri, comici e – a tratti – volutamente antipatici, come quasi tutti i figli che si rispettino, al giorno d’oggi.

La “scheggia impazzita” della commedia, per usare le parole di Pignotta, è poi rappresentata da Fabrizio Corucci (Morosini, il paziente “stalker” di Giulio) che dà un tocco surreale e gustoso a tutta la storia senza però esagerare, cosa che porterebbe troppo fuori contesto il suo personaggio. Con Corucci/Ingrassia si ricompone poi un’altra coppia del musical: quella di Frankenstein Junior, targato Compagnia della Rancia, come il Grease già citato.

Il testo, come ha dichiarato lo stesso Pignotta in occasione della conferenza stampa per la presentazione della stagione del Teatro Olimpico (il nostro servizio QUI), è nato da alcune chiacchierate con Lorella Cuccarini: «Ci piaceva l’idea di raccontare la storia di una famiglia che non ha grossi eccessi, disastri o patologie sociali, che fa un percorso e alla quale succede quello che può accadere a qualsiasi altra famiglia: un evento che porta i personaggi ad un cambiamento» aveva spiegato l’autore e regista.

L’evento in questione, senza rivelare troppo della trama, è l’elemento drammatico che viene svelato a partire da un certo punto della storia, ma che viene preparato e si intuisce quasi fin dall’inizio.

Diciamo subito che si tratta di una commedia e che, come in ogni commedia che si rispetti, regna il lieto fine. Lo specifichiamo per far godere di più lo spettacolo proprio a tutti.

Non mi hai più detto ti amo, infatti, fa sorgere una riflessione, già stimolata da altri esperimenti dello stesso genere: quanto è giusto introdurre, in un testo che non è una semplice commedia, ma che ha parti decisamente comiche e surreali, un elemento molto drammatico o che tale appare?

È vero: la vita reale è fatta di tempi spensierati, di momenti felici, di risate da una parte, di dolori, preoccupazioni e tragedie dall’altra. Ma solitamente risate e drammi non avvengono nello stesso momento e, se pur si torna a sorridere o ridere anche prima che una situazione brutta sia risolta, c’è un tempo di metabolizzazione che sulla scena, malgrado si dichiari lo scorrere dei mesi, non può esserci, almeno per il pubblico o parte di esso.

Per questo, da un certo punto in poi, alcuni spettatori più sensibili all’argomento potrebbero continuare sì a ridere, assistendo ad alcune situazioni esilaranti, ma non in piena spensieratezza.

Ad ogni modo la commedia è questo e altro ancora.

Nel testo, ad esempio, Pignotta ha inserito spunti di ironia interessanti che toccano il mondo “pazienti/dottori”. E se il punto di vista, in Non mi hai più detto ti amo è sbilanciato dalla parte dei dottori, in questo caso rappresentati da Ingrassia, come non parteggiare da subito per il divertentissimo Morosini di Corucci, alle prese con un medico che, nel proprio studio, gli fa il countdown dei secondi a disposizione? Perché diciamocelo: chi non ha mai avuto a che fare con un medico che non ha tempo di ascoltare e visitare?

Non mancano tante altre situazioni quotidiane in cui tutti possono immedesimarsi, ridendo di gusto.

Non mi hai più detto ti amo vuole anche essere uno spettacolo a favore delle donne, quelle tante donne che si annullano per dedicarsi totalmente alla famiglia, come la Serena/Cuccarini dell’inizio della storia; una commedia che invita quei tanti uomini che trovano più comoda “una vita da mediano” – come il Giulio di Ingrassia – a diventare “attaccanti”; si vogliono infine scuotere i figli, che si adagiano nella comodità di una casa apparentemente perfetta, che nasconde però esistenze che non sono veramente collegate tra loro.

Le donne devono riprendere in mano la propria vita, dice sostanzialmente Pignotta con la sua commedia e lo fa con il suo punto di vista che rimane però sempre quello maschile: ad una madre che, in un momento molto critico, si allontana dai figli, forse una donna non avrebbe pensato.

La regia è molto efficace, con alcune scene di “non detto” sulle quali scende un buio progressivo (il light designer non per niente è Umile Vainieri) e il parlato sfuma nella musica; oppure si possono citare alcuni passaggi che portano, con un vero e proprio montaggio cinematografico, il discorso da un luogo all’altro grazie all’uso del girevole: una domanda, fatta in un contesto da alcuni personaggi, trova risposta in un altro contesto, ad opera di altri personaggi.

A questo proposito è giusto parlare della scenografia, ideata da Alessandro Chiti: la scena principale rispecchia in pieno la casa di un architetto, qual è Serena, attraverso tanti dettagli:  i mattoni a vista in salone, la disposizione dei punti luce, la libreria che si staglia bianca fino al soffitto, la cappa dell’angolo cottura sospesa al confine con la zona giorno…

I girevoli laterali permettono di cambiare velocemente ambientazione senza tempi morti, lasciando fissa la scena al centro.

A completare bene la narrazione, in momenti chiave, alcuni brani musicali di Giovanni Caccamo, che ha cantato dal vivo, la sera della prima romana.

Centrale è poi I Was Made For Lovin’ You dei Kiss, probabilmente un omaggio a Giampiero Ingrassia, appassionato del genere.

Sound designer Enrico Porcelli; costumi: Silvia Frattolillo.

Lo spettacolo, presentato da Milleluci Entertainment, rimarrà all’Olimpico fino al 16 dicembre, per poi proseguire il suo secondo tour.

About Ilaria Faraoni

Giornalista, laureata in "Lettere Moderne - discipline dello spettacolo" alla Sapienza di Roma (vecchio ordinamento) con una tesi in "Storia del Teatro", ho studiato musica e chitarra classica per 10 anni con il Maestro Roberto Fabbri, sono istruttrice FITD di balli coreografici a squadre (coreographic team). Il mio interesse per l'arte è a 360°. Ho studiato fumetto diplomandomi alla "Scuola Internazionale di Comics". Tra le mie attività c'è anche la pittura: ho frequentato i corsi della Maestra Rosemaria Rizzo e ho tenuto diverse mostre personali (una delle quali interamente dedicata al mondo del musical) in sedi prestigiose; nel 2012 sono stata premiata a Palazzo Valentini (sede ufficiale della Provincia di Roma) con un Merit Award per la promozione dell'acquerello.
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