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LA TOSCA A FIRENZE

di Davide Annachini

La Tosca in scena a Firenze costituiva una doppia ripresa non solo per l’allestimento di due anni fa ma in buona parte anche per il cast, che riproponeva quasi tutti gli interpreti dell’edizione andata in scena al Maggio del 2005. Due produzioni per la verità non particolarmente fortunate, che già sulla carta lasciavano qualche perplessità sull’idea di presentarle ancora oggi. Lo spettacolo tradizionalissimo di Mario Pontiggia, con le scene a firma di Francesco Zito di un calligrafismo pittorico che riportava a cent’anni fa e le luci di Gianni Paolo Mirenda, si distingueva per poche idee che andassero al di là della convenzione e, quando ci andavano, lo facevano con risultati discutibili, come l’enigmatico assalto al Cardinale durante il «Te Deum», non si sa se per mano dei rivoluzionari o degli sbirri di Scarpia.
Questa Tosca rimaneva in tutti i modi la Tosca di Zubin Mehta, che si è riconfermato interprete ideale dell’opera pucciniana, per lo slancio appassionato, l’abbandono sentimentale, la sontuosità barocca delle sonorità e dei colori, oltre che per la capacità di far cantare come non mai l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, in forma smagliante insieme al coro preparato da Piero Monti e alle voci bianche dei Ragazzi Cantori di Firenze diretti da Marisol Carballo…

[continua a leggere l’articolo sul numero 255 (febbraio 2011) di L’Opera]

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