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YELLOW BRICK ROAD – MAG/GIU 2011

di Davide Garattini

SE NON E’ ZUPPA… E’ PAN PAGNATO

Siamo stati al Teatro Arcimboldi di Milano a vedere The Australian Pink Floyd Show … come mai? Cosa c’entra con il musical? In teoria niente, in pratica qualcosa può starci, in sostanza… la curiosità! Per cui non vi preoccupate cari lettori non cominceremo a recensire anche concerti, diciamo che questo in particolare ci stuzzicava qualche cosa, per cui non vi preoccupate, continuate a leggere e vedrete che questa stranezza qualcosa c’entra con il musical.

Indubbiamente uno spettacolo lontano dalle nostre solite corde, molto più spettacolare che teatrale, un “concertone” dove l’aspetto più teatrale è quello che tutti hanno un posto fisso e se ne stanno tutti belli ordinati a godersi la musica a differenza delle solite e tanto amate bolge umane sudaticce e adrenaliniche.

Eravamo curiosi di vedere come una cover band potesse riempire un teatro di più di duemila posti, curiosi quanto una cover band possa avvicinarsi alla band originale, curiosi di vedere quanto una produzione dei giorni nostri potesse avvicinarsi o supplire i mitici concerti visionari ormai andati per sempre.

Chiaramente tutte le attese sono state in parte deluse, ma non poteva essere altrimenti, i Pink Floyd sono un gruppo difficile da eguagliare, si può cercare di imitarlo ma non ci si può avvicinare, nel corso della loro storia hanno caratterizzato talmente tanto la loro musica che alla fine hanno raggiunto una tal purezza che la copia è per forza sbiadita e che lascia sempre un retrogusto strano. L’emozione dei loro concerti non poteva essere rivissuta, l’impianto, anche se molto ricco, non è comunque paragonabile, eppure, in mezzo a queste ed altre perplessità, sotto gli occhi di tutti, il pubblico era contento, applaudiva ed esultava…perché? Chiaramente il pubblico si accontenta, piuttosto di ascoltare i brani celebri della loro band preferita va bene anche una cover band, per noi questo vuol dire accontentarsi o comunque una cosa che si avvicina molto.

Apriamo una parentesi, ci teniamo a precisare la notizia che lo spettacolo non è stato affatto brutto, e i musicisti anche bravi, divertenti e ben fatte le proiezioni, le luci a non finire ma… non sono i Pink Floyd! Tutti in sala lo sapevano benissimo… eppure… ma come è possibile essere così accondiscendenti?

Lasciando questo episodio da parte e sfruttiamo l’argomento per approfondire un aspetto inquietante, ci rendiamo conto che questo atteggiamento è tipico dell’italiano e di conseguenza anche lo spettatore italiano che va a teatro è a dir poco di “bocca buona”, giochiamo con questa metafora culinaria per farci delle domande sullo stato delle cose nel nostro paese, dove qualsiasi “pietanza” va bene e non importa il condimento o altre differenze che cambiano la ricetta originale. Tutto viene mandato giù, probabilmente non si mastica nulla e non si assapora altrimenti qualche dubbio uscirebbe fuori, qualche dissapore non potrebbe rimanere in silenzio.

Nei musical in Italia si cambiano le ricette? A volte qualcosa si, a volte si cerca di fare lo stesso piatto fatto in un “ristorante” a Broadway con ingredienti scadenti o leggermente modificati. Perché abbassarsi a questo? Perché non produrre “piatti” italiani di matrice italiana? Perché ostinarsi a seguire “portate” di cui noi in Italia non abbiamo gli ingredienti? Perché non fare dei “menù” sulla base dei nostri ingredienti nostrani?

Spesso si vuole imitare, emulare, copiare e ricalcare dimenticandosi completamente chi siamo. Va bene osservare gli altri per capire come si “cucina”, va bene catturare i trucchi per come si “apparecchia”, va bene anche a volte fare esperienza sulle “ricette” degli altri…ma non può essere l’unica cosa, non possiamo dimenticarci della nostra creatività e della nostra fantasia, anche l’arte dell’arrangiarsi può servire ma nei nostri ambiti e non nelle “cucine” degli altri!

Il pubblico ormai assuefatto dagli aromi italici di “zuppe annacquate” e “arrosti insipidi” continua a mandare giù bocconi amari senza lamentarsi, senza dire nulla, ma continua ad applaudire per cortesia, ma se il pubblico assaggiasse qualcosa di completamente nuovo e di nostro? In passato quando questo è successo ci sono stati riscontri molto differenti ma la speranza alimentata da qualche successo in questa chiave mi fa dire che forse dovremmo riprendere quella strada abbandonata e … Aggiungi un posto a tavola! Garinei e Giovannini non dovrebbero mai essere dimenticati, erano talmente avanti che ancora oggi non riusciamo a raggiungerli!

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