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REVIEW – SAPEVO ESATTAMENTE COSA FOSSE L’AMORE PRIMA D’INNAMORARMI

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Un viaggio sorprendente tra le pagine di Cechov e le mille sfumature dell’amore.

CantiereCechov_Malattia della vita_ottobre 2014 (43)di Alberto Raimondi

Arriva al terzo appuntamento la rassegna Apache del Teatro Litta di Milano con un titolo molto affascinante, quanto lungo -un po’ alla Lina Wertmüller per intenderci- SAPEVO ESATTAMENTE COSA FOSSE L’AMORE PRIMA D’INNAMORARMI, una produzione TrentoSpettacoli – Macelleria ETTORE – teatro al kg.

In scena uno studio sui racconti di Čechov e fin qui potrebbe sembrare la solita proposta teatrale, ma invece no! Con gradita sorpresa i testi e la regia Carmen Giordano escono dalle solite proposte sotto molti punti di vista, l’attore è al centro dell’attenzione come strumento per i personaggi, tutto quello che potrebbe essere solamente a fini estetici è eliminato mostrandoci una scena scarna dove gli attori sono “nudi” difronte ad un pubblico incollato alle loro parole.

Il lavoro della Giordano determina fin da subito tutto lo spettacolo: è l’elemento determinate che segna il carattere della proposta con un montaggio frammentario e schizofrenico che ci mostra una rilettura delle pagine dello scrittore russo in una forma più moderna. Ottimo il risultato finale.

I continui salti imprevedibili dei personaggi catturano l’attenzione del pubblico, riproponendo dei classici in modo talmente contemporaneo che sembra di essere davanti ad un telefilm (nel senso buono del termine!).

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Quattro attori in scena e un’infinità di personaggi, portati in scena da Claudia de Candia, Stefano Pietro Detassis, 
Maura Pettorruso e Angelo Romagnoli. Non c’interessa conoscere i loro nomi nei racconti, ma capiamo fin da subito le dinamiche di coppia e personali di ciascuno di essi; con coraggio salgono sulla giostra dei diversi ruoli e con buona professionalità ce li sgranano tutti, generando così uno studio sui rapporti umani ed affettivi tra uomo e donna, sbattendoci in faccia quello che può generare l’amore e tutte le mille sfaccettature per viverlo… nel bene e nel male!

Ci ritroviamo shekerati in un turbine d’incontri mancati, parole non dette, attimi rubati al tempo che fugge e dissertazioni scientifiche sull’amore. Incredibile come le parole di Cechov sembrino scritte per una qualsiasi coppia dei giorni nostri e come ci accompagnino a capire tutto con chiarezza, anche se il racconto non segue una linea consueta.

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L’amore stravolge i nostri pensieri, le nostre abitudini, ci rende capaci di gesti straordinari e incapaci delle azioni più semplici. L’amore accade e finisce senza preavviso. È il mistero sotteso ai rapporti consumati dal tempo. Com’è possibile che ci siamo amati? E cosa resta quando l’amore finisce? Ci accadrà di amare ancora? Chiunque nella propria vita ha vissuto o vivrà tutto questo, inevitabilmente, così come è inevitabile rivederci negli attori sul palco. Riconosciamo noi stessi, il nostro incedere a tentoni nella vita e nei rapporti, col cuore gonfio di speranza e terrore. Le parole ci mancano, la testa gira, il ricordo aggredisce il presente e ci assale la voglia di vivere. Cerchiamo di restituire la verità nuda e cruda, fotografica di Cechov: vedere gli uomini nella loro realtà e rappresentarli in termini artistici di essenzialità. In questa prodigiosa galleria di ritratti, sempre diversi l’uno dall’altro, sta l’arte cechoviana di raccontare i personaggi e la loro vita: nessun uomo è uguale a un altro.

Una scena vuota così come i costumi sono abiti totalmente neri ,di Maria Paola Di Francesco, ma i vuoti vengono colmati in modo sapiente quanto divertente e suggestivo dalle musiche originali dal vivo di Renzo Rubino che regala allo spettacolo… la ciliegina sulla torta!

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