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MARY POPPINS AL SISTINA, LA PRESENTAZIONE ALLA STAMPA

Giulia Fabbri e Davide Sammartano (Mary e Bert) – foto di Alessandro Pinna

Con la versione diretta da Federico Bellone e le coreogragie di Gillian Bruce la creatività italiana continua a farsi strada all’estero. L’allestimento che vedremo a Roma, con le scenografie rinnovate, sarà la nuova versione da portare in tour. Un occhio all’Italia anche nel revival di Londra.

di Ilaria Faraoni

Debutta finalmente anche a Roma, dopo la lunga permanenza a Milano, la prima produzione in lingua italiana del musical Mary Poppins, presentato da WEC (World Entertainment Company) con la regia di Federico Bellone.

Il musical, il cui debutto nella Capitale era previsto per il 17 ottobre scorso, ha dovuto posticipare l’inizio al 24 ottobre. Così si legge nel comunicato stampa:

Con la presente WEC – World Entertainment Company comunica che, per cause indipendenti dal Teatro Sistina e per un problema tecnico occorso durante la fase di allestimento, data l’estrema complessità delle scenografie che richiedono l’approvazione incondizionata della Disney Theatrical Productions e di Cameron Mackintosh, sono necessarie alcune giornate supplementari di lavorazione per la rimessa a punto dello spettacolo. Sono quindi annullati i primi quattro giorni di repliche di Mary Poppins il Musical nelle date del 17, 18, 19 e 20 ottobre.

Lo spettacolo andrà regolarmente in scena a partire da giovedì 24 ottobre alle ore 20.30.

Ricordiamo che Mary Poppins il musical rimarrà in scena al Teatro Sistina in scena fino al 6 Gennaio 2020 .

Per il rimborso dei biglietti acquistati, si prega di contattare il punto vendita dove è stato effettuato l’acquisto entro e non oltre il 15 novembre 2019.

Lo spettacolo, realizzato grazie ad un accordo con Music Theatre International (Europa), originariamente prodotto da Cameron MackintoshThomas Schumacher per Disney Theatrical Poductions, arriva nella Capitale, nel Teatro Sistina diretto da Massimo Romeo Piparo, che ha aperto la conferenza stampa di Mary Poppins con orgoglio: «Sei anni fa ho preso questo teatro e ho cercato di dargli una veste connotata da grandissimi spettacoli, grandi titoli internazionali, grandi artisti. Mary Poppins si incastona come una perla, in questa corona; è una produzione che rappresenta una grande risalita del musical italiano, che ultimamente ha zoppicato un po’».

«Ben vengano queste grandi produzioni, coraggiose e rischiose», ha continuato il direttore artistico del Sistina, che ha tenuto a precisare come lo spettacolo sia un titolo Disney ufficiale, il “vero” Mary Poppins: «È la prima volta che a Roma c’è uno spettacolo così fortemente internazionale, che probabilmente porterà la creatività italiana anche all’estero, un’esperienza che Federico ed io condividiamo; è un grande onore per noi italiani, che abbiamo sempre vissuto il musical come un qualcosa da apprendere dagli stranieri senza renderci conto che spesso la nostra creatività va ben oltre».

Piparo ha poi concluso il suo intervento introduttivo con alcuni ringraziamenti: «Sono felicissimo che la Disney, Cameron Mackintosh e la Wec abbiano scelto il Sistina per portare a Roma una lunga tenitura: Mary Poppins inaugura la nostra stagione, sarà lo spettacolo delle vacanze di Natale, del Capodanno e rimarrà qui fino alla Befana. È un’inaugurazione di stagione in grande stile: grazie ancora alla Wec e a Federico Bellone che ha fatto uno splendido lavoro».

Tra l’altro, Federico Bellone, che Piparo ha definito «Una grandissima risorsa del musical italiano» e che al Sistina ha già portato The Bodyguard, sarà in cartellone nel teatro romano, nella stagione corrente, anche con Ghost.

A parlare per la Wec, invece, è stato Alessandro Padovan: «Arriviamo a Roma dopo 7 mesi di rappresentazioni a Milano, 199 repliche, 200.000 spettatori; speriamo di avere anche qui un inverno ed un Natale/Capodanno affollatissimi, con tanti abbracci, tanti baci, tanti sorrisi, perché le emozioni sono parte di questo spettacolo. Vi parlo di numeri perché il tentativo è stato quello di dare un segnale, di dire: “Ci siamo anche noi, siamo capaci, riusciamo ad emozionare il pubblico e a guardare anche oltre e non sempre agli altri”».

Poi Padovan, ringraziando per il sostegno e la collaborazione Mackintosh, Disney Theatrical, Titanus e tutta la famiglia del Sistina, ha spiegato: «Roma è una città storicamente difficile, perché è bellissima ed offre moltissime cose da vedere, ma già in questi mesi abbiamo avuto dei segnali fortissimi, sembra che la gente ci stia aspettando e sono già più di 20.000 i biglietti venduti per le prime settimane di permanenza».

La parola poi al regista di Mary Poppins, Federico Bellone: «Questo spettacolo teatrale nasce da due dei produttori più importanti al mondo: Disney – nella persona di Thomas Schumacher – e Cameron Mackintosh, che è il produttore inglese che ha messo in scena titoli come Cats, Il Fantasma dell’Opera, Miss Saigon, Les Misérables, una nuova versione di My Fair Lady, Mary Poppins… Uno aveva i diritti delle canzoni e del materiale cinematografico che tutti conosciamo, l’altro quelli dei libri di Pamela Lyndon Travers; si sono uniti e, nel 2004, hanno dato vita al musical Mary Poppins».

Secondo Bellone, il musical è il bilanciamento perfetto tra i romanzi di Pamela Travers e il film della Disney del 1964, con Julie Andrews.

«Mary Poppins è il personaggio che fa sì che Mr. Banks impari che cosa significhi amare; non arriva tra i Banks per salvare i bambini, ma per salvare il padre. La cosa più importante nella vita è la famiglia e quando c’è una famiglia, tutti gli altri problemi possono essere risolti»: è questo che insegna Mary Poppins, secondo Bellone.

Il pubblico vedrà in scena gran parte del film, tutti i momenti più noti e rappresentativi ma con alcune novità: «Gli anglosassoni, quando fanno una trasposizione di un film in teatro, cercano sempre di arricchirlo, di aggiungere un po’ di spessore. Il premio Oscar Julian Fellowes ha scritto un copione basato sul film, ma anche sui romanzi». Alle canzoni più famose della pellicola del 1964, di Richard M. e Robert B. Sherman, sono stati inoltre aggiunti nuovi brani ad opera di George Stiles e Anthony Drewe, con uno stile il più possibile coerente con quello dei fratelli Sherman.

L’adattamento del testo in italiano è firmato da Alice Mistroni che a Milano ha interpretato anche Winifred Banks e che ha già adattato numerosi spettacoli dall’inglese; le liriche delle canzoni sono rimaste quelle del doppiaggio italiano del film, mentre i testi aggiunti per i nuovi brani o per quelli sviluppati per il musical sono di Franco Travaglio

Bellone ha poi spiegato la sua visione dello spettacolo: «La chiave è stata guardare il film Saving Mr. Banks, dove si vede una Pamela Travers – Emma Thompson – molto algida, sofferente, ma che in realtà ha semplicemente un gran bisogno di amore e, a mio avviso, il personaggio di Mary Poppins rispecchia molto l’autrice; abbiamo pensato a quale potesse essere la chiave di lettura del musical; oltre a tutti gli elementi presenti nell’immaginario collettivo come i colori, gli effetti speciali, le persone che volano sul pubblico, le fiamme, i geyser dei camini, i cambi scena a vista -, circa 74 –  in Mary Poppins c’è anche una forte sostanza drammaturgica. Il problema che accomuna tutti i personaggi è proprio il grande bisogno di amore, che sia da donare o da ricevere».

Un’idea particolare è quella della scenografia: «Poiché Bert nel film e nei libri è – come diremmo in Italia – un madonnaro, visti anche il tipo di spettacolo e le illustrazioni originali dei romanzi, abbiamo deciso di far sì che tutta la scena sia un grande acquerello. All’inizio dello spettacolo c’è un effetto scenico che porta gli spettatori dentro a questo acquerello che prende vita, per tutta la durata della storia».

Foto di Alessandro Pinna

Poi Bellone ha raccontato che, qualche anno fa, quando Alessandro Padovan, Giorgio Barbolini – il presidente di Wec – e lui, decisero di produrre un altro musical della Disney, Newsies, riuscirono ad ottenere la licenza con l’impressione che fosse più una concessione per l’entusiasmo dimostrato che altro. Ma a spettacolo allestito la situazione cambiò decisamente: «Sono rimasti talmente stupiti dalla qualità dello spettacolo che ci hanno dato i diritti di Mary Poppins, che invece erano proibiti a chiunque! Si sono fidati di noi: è una grande emozione, ma anche una grande responsabilità. Hanno visto lo spettacolo a Milano e, come accennava Massimo, sembra che la versione italiana di Mary Poppins – con cast diversi per ogni paese – diverrà quella che sarà esportata in tutto il mondo!»

«Abbiamo un cast di creativi con cui collaboro da tantissimo tempo» ha aggiunto Bellone che in conferenza ha nominato dal primo all’ultimo tutti i collaboratori. «Come diceva Massimo Piparo prima, l’Italia è sempre vista dagli anglosassoni come una realtà di serie B; io sono molto contento, invece, che nel mondo, fatta eccezione per i paesi anglosassoni come America, Inghilterra e Australia, siano presenti due realtà italiane come la nostra e come quella di Massimo, che portano i propri musical all’estero».

Nello spettacolo non manca poi l’elemento magico: «È stato necessario assumere un consulente per gli effetti speciali, Paolo Carta, che ha collaborato con noi anche per Ghost in Spagna, per Flashdance in Italia – nel 2011 – per La fabbrica di cioccolato che tra poco debutta a Milano, e per The bodyguard a Milano ed ora anche in Spagna. È un illusionista talentuosissimo che è stato chiamato a collaborare anche con la produzione di Mary Poppins nel West End, proprio perché è riuscito a portare all’estero, con la sua creatività italiana, dei sistemi che nemmeno in Inghilterra erano presenti. Mary Poppins vola in palcoscenico senza un apparente supporto, così come vola su tutta la platea e su parte della galleria: ci sono grandi effetti speciali».

L’orchestra, di 13 elementi, suonerà dal vivo diretta dal maestro Andrea Calandrini.  

Le coreografie sono di Gillian Bruce, presentata così da Bellone: «Gillian è una delle nostre perle. È inglese, è venuta in Italia tanti anni fa, quando la televisione aveva un grandissimo successo con i varietà del sabato sera e venivano scritturate tante ballerine provenienti dall’Inghilterra e dagli Stati Uniti. Gillian, come molti altri coreografi, è rimasta qui, ha trovato un bellissimo marito e  continua a lavorare per i musical».

La coreografa ha parlato di quanto sia importante per lei Mary Poppins: «Devo dire che quando Federico mi ha chiesto di fare questo spettacolo, io che sono inglese ho avuto una paura pazzesca, perché l’originale è veramente tanto bello. Raramente si ha l’opportunità di rappresentare una storia così, perciò ho provato a raccontarla con il cuore, per come la vedo e per come ho vissuto Mary Poppins in Inghilterra, da bambina.  Per noi, per la nostra cultura, è una storia veramente importante. Poi credo molto nel talento italiano, credo che qui ci siano una tecnica e un cuore che spesso all’estero non si trovano. Ho preso questo cuore italiano ed il mio cuore inglese e li ho mischiati».

Poi Bellone ha rivelato: «Gran parte delle coreografie e alcune parti dello spettacolo italiano – posso dirlo perché non è un segreto – verranno utilizzate per il revival inglese a Londra; utilizzeranno la scenografia che avevano precedentemente, perché è un revival, ma hanno preso delle cose della signora e delle cose mie e le hanno inserite nello spettacolo. Quindi, Gillian, hai fatto un ottimo lavoro!».

Parole entusiastiche sono state spese da Bellone anche per gli artisti in scena, a cominciare dalla protagonista: «Il cast fa la differenza di questo spettacolo. Mary Poppins è Giulia Fabbri; ha lavorato con me anche in Newsies e ci siamo trovati benissimo: le chiedi una cosa e la fa immediatamente, ma non solo: quando abbiamo allestito lo spettacolo, è stata un’impresa molto dura a livello tecnico, il livello di stress era molto alto e se non ci fosse stata Giulia, con la sua pazienza, non avremmo mai debuttato, quel giorno».  

Bert è interpretato da Davide Sammartano; Alessandro Parise e Floriana Monici sono i coniugi Banks, con un percorso più approfondito ed un ruolo maggiore rispetto al film.

Ancora nel cast troviamo Lucrezia Bianco, Miss Andrew, la tata cattiva (un altro personaggio che non è presente nel film) e Andrea Spina che interpreta l’ammiraglio Boom e il direttore della banca, oltre ad essere il regista residente.

«Abbiamo la fortuna di avere degli interpreti che sembrano più giovani di quello che sono e che, per questo, riescono ad offrire molta più esperienza di quella che potrebbe avere una persona dell’età che dimostrano» ha spiegato il regista. «Prendo sempre come esempio Giulia e Davide. Fare la regia con loro è facilissimo perché sono attori veri e propri, non bisogna mostrare loro come deve essere detta una battuta. In Italia c’è un po’ questo equivoco: che il regista sia un insegnante di recitazione. Ho avuto delle brevi esperienze anche negli Stati Uniti e non è assolutamente così. Un regista dice: “Questo è l’obiettivo, da qui in poi fai quello che vuoi, io ti dirigo” e dirigere loro è divertente, perché tu dai una cosa e te ne arriva un’altra, poi ne nasce una terza; questo è fare la regia».

Ancora riguardo al cast Bellone ha voluto sottolineare: «Abbiamo l’onore di avere tre attrici straordinarie, due delle quali hanno una lunga storia qui al teatro Sistina: Simona Patitucci che interpreta Mrs Corry, la proprietaria di un negozio di dolciumi che non è presente nel film – è una grande sorpresa –  e ha fatto tantissimi spettacoli al Teatro Sistina; Donatella Pandimiglio, che interpreta il ruolo meraviglioso e commovente della vecchietta dei piccioni. Simona e Donatella si sono riunite dopo tanti anni in palcoscenico, al Sistina, dopo I Sette Re di Roma. La terza è Antonella Morea, un’attrice di cui mi sono innamorato profondamente; è stupenda, eccezionale, interpreta la cuoca e con Roberto Tarsi, Robertson Ay (personaggio presente solo nei romanzi, NdR), rappresenta il duo comico dello spettacolo».

«Sono attrici che hanno una carriera così importante che chiedere di averle nel cast è stato un po’ come chiedere un favore», ha continuato il regista. «Del resto anche nel West End, dove Mary Poppins riapre con un revival, hanno fatto la stessa cosa, chiedendo a Petula Clark, star della musica pop e del musical, di interpretare la vecchietta dei piccioni che è un grande personaggio, anche se il tempo in palcoscenico non è così ampio».  

Rimanendo in tema con l’alternanza tra ciò che è presente solo nei libri e quindi risulta “nuovo” ad un pubblico che non li abbia letti e ciò che rappresenta la parte nota alla maggioranza, grazie al film, abbiamo voluto approfondire il discorso con  Simona Patitucci e Donatella Pandimiglio: alla prima abbiamo domandato come abbia cercato di costruire “l’acchiappo” per un pubblico che per la maggior parte non conosce il suo personaggio, Mrs Corry; alla seconda, al contrario, abbiamo chiesto come si sia rapportata con una figura iconica come quella della vecchietta dei piccioni.

Simona Patitucci ha risposto iniziando con l’ironia che la contraddistingue: «Sì, il personaggio di Mrs Corry esiste nei libri, ma non nel film, quindi non vi sforzate nel dire “Ah, sì, me lo ricordo”. Non c’era. È un personaggio con il quale abbiamo giocato, Federico Bellone ed io, perché anche nella versione originale aveva un altro taglio. Una sera Federico, Marta Melchiorre ed io, ci siamo riuniti in salotto e abbiamo trovato una chiave di lettura che ha sorpreso, devo dire. Federico ci ha sempre creduto, io ero molto scettica, perché è veramente “over the top”. Io sono “baraccona” di natura, ma questo personaggio è veramente il top del “supercalifragilistichespiralidoso”, non a caso canto quella canzone. Devo dire che non mi aspettavo, che un ruolo breve, un cameo, “acchiappasse”, come hai detto tu, così tanto il pubblico; abbiamo creato anche una lingua che non esiste, che ha funzionato anche con i nostri partners stranieri, che se ne sono innamorati, quindi devo proprio ringraziare Federico Bellone. Mi diverto tantissimo e non è semplice – dopo una carriera in cui ne ho fatte tante – trovare ogni sera uno stimolo per divertirmi e far divertire anche gli spettatori.  Mi aspetto, perciò, dal pubblico romano, che è il pubblico di casa mia, lo stesso calore e la stessa voglia di ridere e di emozionarsi che abbiamo avuto il privilegio di riscontrare a Milano, quindi: daje Roma!».

La parola poi a Donatella Pandimiglio: «Ci scambiamo il microfono sul “Daje Roma!” perché siamo entrate, qui al Sistina, trent’anni fa con I Sette Re di Roma, quindi il linguaggio romano ci appartiene. Sono felicissima di lavorare con il grande Federico, è il terzo lavoro che faccio con lui e sono ovviamente molto felice di entrare in questa produzione, perché sono nuova, rispetto alle date milanesi. Anche se è un piccolissimo ruolo, un frammento, un cameo, come diceva giustamente Simona, sento la responsabilità di inserirmi in questa macchina meravigliosa e spero di esserne all’altezza. Ci metterò, così come sto facendo alle prove, il mio amore per il teatro e la passione per le cose straordinariamente belle che ho avuto la fortuna di interpretare nella mia carriera. Sono felice di lavorare nuovamente, oltre che con Simona, anche con Giulia, Davide e con Floriana, che conosco bene… Insomma, sono veramente contenta di inserirmi proprio in questa casa, che ora è casa tua, Massimo («Sono solo il custode», ha risposto Piparo, NdR). Vi aspettiamo numerosi, Grazie a tutti».

A Federico Bellone abbiamo chiesto: nei libri (visto che se ne trae parecchio spunto) c’erano episodi molto all’avanguardia per i tempi (il primo romanzo è del 1934), che rappresentavano temi che oggi sono molto attuali: penso all’episodio del circo in cui si invertono i ruoli tra umani e animali, oppure a quello che riguarda il cagnolino della vicina dei Banks che viene trattato con attenzioni esagerate dalla padrona; avete cercato di catturare anche questo spirito d’avanguardia, nel musical?  E ancora: ci sono differenze rispetto a Milano anche a livello tecnico? Ad esempio erano stati fatti lavori in teatro per permettere alla casa dei Banks di salire dal pavimento…

Federico Bellone ha risposto: «Rispetto alla prima domanda sicuramente sì, abbiamo approfondito moltissimo i livelli di lettura del musical. Abbiamo delle sottostorie che non sono dichiarate, ma che speriamo che il pubblico colga – soprattutto quella tra Mary e Bert – che secondo noi sono presenti nella scrittura, anche se non sono alla luce del sole.  Allo stesso tempo non possiamo assolutamente cambiare mezza parola del copione o mezza nota della partitura musicale, dobbiamo seguire alla lettera il lavoro del premio Oscar Julian Fellowes.

Le differenze con Milano ci sono. La scena, anche se ha lo stesso design, è stata completamente rifatta, non tanto per adattarla al Teatro Sistina, ma perché Cameron Mackintosh, che si è innamorato dello spettacolo, prima di lanciarlo nel mondo ha voluto lavorarci ancora e ancora e ha fatto sì, per esempio, che la casa e il tetto fossero più grandi del 30%; ci sono state delle modifiche alla grandezza della scena, quindi anche se il Teatro Sistina ha un palcoscenico più piccolo rispetto a quello del Teatro Nazionale, la scenografia è più grossa. La casa non verrà da sotto, perché hanno voluto che lo spettacolo potesse in futuro essere rappresentato in qualsiasi teatro del mondo, senza dover creare ogni volta un buco. È stato cambiato il concetto di cambio scena. Non potrei dirlo, ma lo dico: la scena, vedendola montata, è più bella».

Sull’eventualità che ci possa essere anche in teatro un sequel, sulla scia di quello cinematografico, Bellone si è mostrato scettico, visto anche il poco successo che hanno riscontrato, in teatro, operazioni del genere.

Ma a proposito del recente sequel gli abbiamo comunque chiesto: «È possibile che la Disney abbia voluto fare un’operazione in qualche modo a favore di Pamela Travers, una sorta di “risarcimento”, visto che l’autrice non era stata molto contenta del film, all’epoca? Perché ho l’impressione che abbiano messo, nella nuova pellicola, molto più dell’atmosfera dei libri. E, sempre per rimanere in tema, data la maggiore vicinanza del musical ai romanzi, rispetto al film con Julie Andrews, forse Pamela Travers sarebbe più contenta di questo musical che del film del 1964?».

Federico Bellone ha risposto: «Non so ovviamente la ragione che c’è dietro, ma credo di no. Si dice che Disney, alla prima del film, avesse risposto a Pamela Travers che si lamentava perché c’erano molte cose da cambiare: “Ormai la nave è salpata”; non penso quindi che oggi, che Pamela Travers non c’è più, si facciano problemi del genere, anche perché la verità è che conosciamo Mary Poppins grazie al film quindi, comunque, bisogna dargliene un gran merito; la Disney ha portato i libri di Pamela Travers ad un livello di comunicazione ancora più grande. Non so le ragioni della produzione del sequel, ma credo anche che la Disney abbia una schiera di persone del settore commerciale che cercano di capire che cosa funzioni in un determinato momento storico, oppure se ci sia qualche ricorrenza. Tra l’altro ho visto il film sia in italiano, sia in inglese e l’effetto è molto differente: essendo una “cosa british”, sentirla in lingua originale ha proprio un altro sapore».

La parola infine a Giulia Fabbri, che ha il pesante fardello di confrontarsi con la Mary Poppins che tutto il pubblico ha in mente: Julie Andrews.

«Conosco a memoria il film, da quando avevo tre anni» ha confidato Giulia. «Era il preferito di mia nonna e quando mio fratello ed io volevamo vedere qualcosa lei metteva sempre Mary Poppins, quindi l’ho visto veramente tantissime volte. Sono una super fan, una cultrice, vorrei che Julie Andrews mi adottasse e cose simili. Non si può prescindere dal film perché è amatissimo ed è più conosciuto in Italia rispetto ai romanzi, purtroppo. Dico “purtroppo”, non perché il film abbia qualcosa che non va – lo adoro – ma perché i romanzi sono veramente meravigliosi e tutti dovrebbero leggerli.

Così come i creativi hanno mantenuto tante cose del film nell’allestimento, anche noi attori dobbiamo tenere conto delle interpretazioni di quegli attori. Non c’è modo di imitarli perché sono unici, sta a noi trovare una giusta misura tra quello che la gente si aspetta di vedere e quello che è il materiale con cui noi lavoriamo; ci sono tantissime cose in più rispetto al film, i personaggi sono più approfonditi, ci sono tante dinamiche che rendono il nostro lavoro molto interessante».

Per quanto riguarda la lunga permanenza in una città, che è la caratteristica di produzioni come Mary Poppins, Giulia Fabbri si è detta contenta di questa condizione: «La lunga tenitura per me è meravigliosa. Gli allestimenti sono sempre un delirio, che tu faccia una tournée lunga, o che tu faccia solo due date. La cosa bella della lunga tenitura è che dopo il periodo iniziale, ormai sei “settato”, tranquillo, perché conosci lo spazio, il teatro e la sera, invece di dormire sul divano di qualcuno, torni in una casa vera. Per me quindi rimanere tanto tempo in una città è un valore aggiunto, mi permette di rilassarmi e avere più energie da spendere sul palcoscenico».

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Sotto il link al comunicato stampa di maggio con la scheda completa del musical:

MARY POPPINS, IL MUSICAL, ARRIVA A ROMA, AL TEATRO SISTINA

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About Ilaria Faraoni

Giornalista, laureata in "Lettere Moderne - discipline dello spettacolo" alla Sapienza di Roma (vecchio ordinamento) con una tesi in "Storia del Teatro", ho studiato musica e chitarra classica per 10 anni con il Maestro Roberto Fabbri, sono istruttrice FITD di balli coreografici a squadre (coreographic team). Il mio interesse per l'arte è a 360°. Ho studiato fumetto diplomandomi alla "Scuola Internazionale di Comics". Tra le mie attività c'è anche la pittura: ho frequentato i corsi della Maestra Rosemaria Rizzo e ho tenuto diverse mostre personali (una delle quali interamente dedicata al mondo del musical) in sedi prestigiose; nel 2012 sono stata premiata a Palazzo Valentini (sede ufficiale della Provincia di Roma) con un Merit Award per la promozione dell'acquerello.
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